Tokyo Ghoul: 10 anni tra emozioni, ricordi e un nuovo MV

Continuano le celebrazioni per i 10 anni di Tokyo Ghoul con un nuovo MV dedicato a Unravel, l’iconica opening che ha accompagnato l’ascesa dell’anime nel cuore dei suoi fan.
Un decennio di “maschere”, carne e coscienza
Nell’estate del 2014 debuttava Tokyo Ghoul, trascinando il pubblico in un universo caratterizzato dalla fusione tra l’orrore del “mostruoso” e il tormento tipico della condizione umana.
Ormai sono passati più di 10 anni da quel giorno ma la serie continua a esercitare una potente attrattiva, a tal punto da essere celebrata con un esclusivo nuovo video musicale di Unravel, interpretato da TK dei Ling Tosite Sigure e pubblicato attraverso il canale ufficiale dello Studio Pierrot.
Questo MV, parte delle iniziative per l’anniversario dell’opera, ripercorre i momenti cruciali della storia di Ken Kaneki e si propone come il culmine delle celebrazioni già avviate l’anno precedente, tra cui vi erano un sito dedicato e una mostra tematica tenutasi in Giappone nelle città di Tokyo e Osaka.
Tokyo Ghoul: uno specchio dell’anima umana
Tokyo Ghoul non è solo una storia di ghouls e combattimenti: è una riflessione tagliente sul confine tra umano e mostruoso. Il protagonista, Ken Kaneki, è vittima di una trasformazione forzata che lo rende mezzo umano e mezzo ghoul, una trasformazione in cui, più che il corpo, è la mente a cambiare. La serie ci accompagna nella discesa di Kaneki verso la perdita dell’identità e nel suo disperato tentativo di conciliare le due nature incompatibili, quella di umano e quella di ghoul.
Un simbolo centrale di questa trasformazione è la maschera che, poi, indosserà il protagonista: la maschera di Kaneki, infatti, si configura come una metafora di ciò che scegliamo di rivelare o nascondere agli altri, ma anche di ciò che definiamo come nostro Io autentico. Tokyo Ghoul, così, sfida il pubblico a riflettere sulla natura instabile dell’identità, spesso frammentata e mutevole, plasmata da esperienze traumatiche e perdite.
Un viaggio esistenziale tra corpo e coscienza
Tokyo Ghoul non è solo un horror, è anche un’opera filosofica dal forte impatto emotivo. La fame dei ghoul, infatti, è una fame esistenziale oltre che fisica.
Simbolicamente vediamo Kaneki “morire” e “rinascere” più volte e ogni nuova identità che assume è sia una risposta al desiderio di sopravvivere, sia un tentativo di dare un significato alla sua esistenza, pur mantenendo intatta la speranza di conservare, per quanto possibile, la propria umanità.
I personaggi non sono mai definiti come totalmente buoni o totalmente cattivi, sono intrappolati in una rete di bisogni, appunto, esistenziali e di fragilità emotive. Questo approccio avvicina Tokyo Ghoul a una narrazione tragica invece che a quella tradizionale shounen: è un racconto sull’inevitabilità della perdita e, soprattutto, sull’accettazione dell’ambiguità.
Una serie imperfetta, ma memorabile
Tokyo Ghoul ha diviso il pubblico e la critica: la prima stagione è stata ampiamente apprezzata per la sua qualità visiva e la fedeltà al manga originale, mentre quelle successive sono state criticate per la narrativa affrettata e alcune scelte registiche discutibili.
Nonostante tali imperfezioni, la serie ha mantenuto la sua capacità di emozionare profondamente, anche grazie alla straordinaria colonna sonora di cui fa parte, in particolare, la canzone Unravel, ormai uno dei simboli più potenti dell’anime.
Perché Tokyo Ghoul ci parla ancora, anche dopo 10 anni
Tokyo Ghoul è un anime sulla crisi identitaria e oggi, in un’epoca dove i concetti di umanità, verità e appartenenza sono più incerti che mai, le sue domande risuonano con ancora più forza.
A dieci anni dal primo episodio, Kaneki ci guarda ancora con lo stesso sguardo spaventato, arrabbiato e un po’ smarrito. Forse lo fa perché, alla fine, il suo sguardo è simile nostro e dentro quella maschera ci siamo sempre stati anche noi.
Devo complimentarmi con l’autrice per l’ottimo stile che ha nell’analizzare ogni argomento.