
Con The Lost White (2024), Laura Pizzato firma un maturo, denso e bellissimo omaggio allo spirito di adattamento. L’abbiamo visto al Caorle International Film Festival.
Il viaggio creativo di Laura Pizzato

Nata a Pordenone nel 1988, originaria di Castions di Zoppola, Laura Pizzato è un’illustratrice e animatrice indipendente formatasi all’ISIA di Urbino. Negli anni successivi al diploma presso l’Istituto d’Arte Enrico Galvani di Cordenons, l’artista è andata a fondo negli studi, prima, di Grafica delle Immagini con Silvana Sola, poi di Illustrazione e Animazione sotto l’egida di Gianluigi Toccafondo – romagnolo collaboratore storico di Ridley Scott, per il quale ha realizzato il logo della Scott Free Productions e i titoli di testa de Il Gladiatore II. Pizzato si era già fatta notare con Migrar (2016), menzione speciale al Nastro d’Argento e apprezzato dalla critica. Con il suo ultimo lavoro, The Lost White, già insignito di numerosi riconoscimenti e recentemente presentato al Caorle International Film Festival, firma un traguardo artistico di densa maturità.
Il cortometraggio, della durata di tre minuti, segue il viaggio di un orso polare al centro di una metamorfosi che lo porta a mutare colore: un’esplicita metafora dell’adattamento nell’era dei cambiamenti climatici radicali, della perpetua tensione tra lo spirito di sopravvivenza del singolo e una realtà circostante in grado di ridisegnarne l’essere.
Metamorfosi pittoriche: Pizzato oltre Toccafondo

In The Lost White ogni fotogramma recupera la tangibilità dell’immagine dipinta nell’era digitale, l’animazione abbraccia le imperfezioni e insegue un movimento organico e vibrante, in perfetta sintonia con il tema della trasformazione. L’influenza di Toccafondo è evidente nel modo in cui Pizzato affida alla pittura manuale il compito di creare mondi sospesi tra realtà e sogno. Gli ambienti, i personaggi in scena e le stratificazioni di colore e texture si dissolvono e sovrappongono in pennellate e segni astratti, conferendo alle scene un movimento costante.
Eppure, pur raccogliendo l’eredità del maestro, l’allieva ne devia giustamente il passo. Se in altri lavori di Toccafondo – basti pensare al logo di Fandango – prevalgono i ritmi convulsi e un caos emotivo vitale, Pizzato sceglie un andamento più tenue, che invita a fermarsi per riflettere sulla possibilità di cambiare senza smarrire noi stessi. Una piccola parabola visiva sul nostro continuo dialogo con l’ambiente.

Libraio, consumatore seriale di lungometraggi con una passione famelica per tutto ciò che arriva dall’Estremo Oriente, feticista dei libri editi da Taschen. Ogni tanto scrivo cortometraggi.
