See You Tomorrow, la recensione dell’esordio di Saki Michimoto

1
See You Tomorrow cover

Il lungometraggio d’esordio della regista giapponese Saki Michimoto, See You Tomorrow (2024), presentato al Far East Film Festival di Udine, rivela un nuovo sguardo raffinato del cinema giapponese contemporaneo.

È sempre bello quando un festival di cinema, popolare e prestigioso come il Far East Film Festival di Udine, dà spazio a nuove voci. See You Tomorrow segna il debutto al lungometraggio di Saki Michimoto (classe 1997), ed esplora i dilemmi della giovinezza e il conflitto tra vocazione artistica e relazioni affettive con una raffinatezza che può ricordare il tocco sensibile di Hirokazu Kore’eda. Ovviamente inseguendo uno stile distinto e distinguibile, che non scada nella semplice emulazione.

See You Tomorrow: la trama

Ambientato nel Giappone contemporaneo, See You Tomorrow segue Nao (Makoto Tanaka), studentessa di fotografia tanto introversa quanto brillante, nel suo vagare tra i quartieri di Tokyo, alla ricerca di frammenti di realtà nascoste da immortalare, con l’immancabile reflex al collo. Attorno a lei si muovono i compagni di corso – tra cui la solare Sayo (Risa Shigematsu) e l’altrettanto riservato Yamada (Ryota Matsuda) – e un professore (Ken Okouchi) i cui giudizi lapidari rivelano una capacità fuori dal normale di indovinare i talenti.

I personaggi vivono in un subbuglio emotivo segnato da invidie latenti, idealizzazioni e sentimenti non corrisposti, mentre affrontano di petto le aspettative imposte dalla società giapponese, le incertezze del futuro e il passaggio all’età adulta. In tutto questo, Nao svetta con il suo magnetico distacco, una giovane donna probabilmente poco propensa a conciliare l’inclinazione all’arte con i legami d’amicizia. Nao ha inoltre una relazione con Yamada, giocata sul filo di una distanza emotiva che finirà inevitabilmente con l’accentuarsi quando la ragazza si recherà a Berlino con una borsa di studio.

Arte e solitudine

La regia di Michimoto, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Ryusei Goda, si distingue per la simmetria rigorosa dell’immagine, per l’utilizzo massiccio di luce naturale e per l’alternanza di lunghe inquadrature fisse e movimenti di macchina pacati ma inquieti. Si tratta di uno sguardo d’oggettivo distacco, che si sovrappone e diviene prolungamento di quello (digitale) di Nao, teso al vero e alle sue fragilità a discapito dei legami (vedi l’ultimo confronto tra la ragazza e Yamada). La rarefazione del racconto ne esce ulteriormente rafforzata da una colonna sonora ridotta all’osso, che lascia spazio ai suoni ambientali e ai silenzi carichi d’emotività. Lo script, che costruisce con sensibilità relazioni di fragile autenticità, si muove tra dialoghi dominati dai non detti e snodi narrativi che si dipanano attraverso ellissi, fuori campo e lente dilatazioni del tempo filmico.

Un epilogo coerente con l’animo del film (contiene spoiler sul finale)

Il pacato epilogo, collocato a quattro anni di distanza dalle vicende narrate fino a quel momento, vede i personaggi ricongiursi. Si tratta però di un breve attimo. La suggestiva immagine finale vede Nao fagocitata dalla frenesia metropolitana, famelica di nuove istantanee da catturare, fotografandone l’identità intransigente. See You Tomorrow si porta dietro il retrogusto amaro di un racconto formativo non convenzionale, che ci ricorda quanto a volte le più allettanti opportunità possano scaturire dalla rinuncia.

See You Tomorrow non è un film concepito per intrattenersi. La sua storia a fuoco lento richiede pazienza e molta attenzione, ma risulta ben bilanciata nella coerenza tra forma e cuore emotivo. Ed è per questa autenticità che giovani artisti come Saki Michimoto vanno seguiti e supportati.

1 thought on “See You Tomorrow, la recensione dell’esordio di Saki Michimoto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *