
Trent’anni fa, Neon Genesis Evangelion ha riscritto il modo di raccontare l’anima. Ma mentre Hideaki Anno scendeva negli abissi della psiche, Yoshiyuki Sadamoto tracciava un altro sentiero – silenzioso, emotivo, profondamente umano. Il manga di Evangelion non è un adattamento: è un’altra verità, una riflessione sul dolore e sulla possibilità di rinascere. A trent’anni dall’anime che ha cambiato il mondo, tornare alle sue origini su carta significa riscoprire ciò che resta dopo la fine: noi stessi, ancora capaci di scegliere di vivere.
L’altra nascita di Evangelion: Dove tutto è iniziato davvero

Solitamente, si crede che Neon Genesis Evangelion sia nato con l’anime del 1995, ma la sua prima incarnazione è su carta. Nel 1994, Yoshiyuki Sadamoto – il character designer che avrebbe dato volto a Shinji, Rei e Asuka – iniziò la serializzazione del manga su Shōnen Ace. L’intento iniziale era semplice: offrire ai fan una finestra d’anteprima sull’universo che Hideaki Anno stava costruendo con lo studio Gainax. Eppure il destino del manga, nato come materiale promozionale della serie, prese presto una piega diversa.
La pubblicazione si prolungò per quasi vent’anni, fino al 2013, attraversando i cambiamenti culturali, tecnologici e psicologici del Giappone post-moderno. Con il tempo, divenne molto più di un supporto promozionale: il manga, oggi, è un’opera autonoma, riflessiva e profondamente personale. Sadamoto ha costruito il suo Evangelion: meno enigmatico, più umano, in cui la tensione tra individuo e mondo si fa racconto intimo e coerente. Mentre Anno urla il dolore di un’intera generazione, Sadamoto lo sussurra con lucidità.
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Un’altra anima nello stesso Eva: due visioni, un solo abisso

Il manga e l’anime di Evangelion condividono lo stesso cuore, ma ne mostrano lati diversi. Hideaki Anno, con la serie del 1995, ci trascina in un labirinto psicologico dove l’anima collassa, la narrazione si dissolve e ogni immagine diventa simbolo. Il suo Evangelion è febbrile, tormentato, imprevedibile – come un sogno che diventa incubo. Yoshiyuki Sadamoto, invece, prende la stessa storia e la trasforma in una lenta catarsi.
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Nel manga, il dolore non esplode: si sedimenta. L’introspezione non è una crisi, ma un cammino. Dove l’anime interroga e frammenta, il manga accoglie e rielabora. I personaggi non sono prigionieri di se stessi, ma in cerca di un modo per comprendersi. Shinji non è più solo il simbolo della paralisi adolescenziale: è un ragazzo fragile che prova, con goffaggine, a capire chi può diventare. Rei non è soltanto un mistero genetico, ma una persona che desidera vivere. Asuka non è definita dalla rabbia, ma dalla paura di non essere amata. Così, Evangelion non è più il grido del trauma bensì il suo eco, trasformato in accettazione
Oltre la serie, dentro i personaggi: il cuore segreto dell’Eva è umano

Nel manga, la tensione apocalittica cede il passo al quotidiano. Non meno intensa ma più sottile, più reale. Sadamoto costruisce la sua storia attraverso sguardi, pause, inquadrature statiche. Ogni tavola diventa un piccolo film in bianco e nero, dove la luce non è solo visiva ma emotiva. Shinji è spesso solo, ma non perso. È come se il manga gli concedesse un tempo per respirare, per esistere al di là del suo ruolo di pilota dell’Eva-01.
Rei, per la prima volta, sembra curiosa di ciò che la circonda: osserva il mondo con la calma di chi scopre di poter provare sentimenti. Asuka, invece, appare più umana, ferita e vulnerabile: il suo dolore non esplode, ma lacera in silenzio. Sadamoto ci mostra Evangelion come una parabola sull’intimità, su come si convive con la solitudine, sull’imparare a restare quando si vorrebbe fuggire. Ogni gesto, ogni lacrima trattenuta, ogni pagina bianca, in realtà, parla di noi.
Il silenzio dopo il dolore: il Third Impact secondo Sadamoto

Il Third Impact del manga non è solo un evento cosmico o una fine del mondo: è un rito interiore. Se The End of Evangelion era la rappresentazione visiva della dissoluzione dell’identità, la versione di Sadamoto è il suo esatto contrario: la ricomposizione. Shinji, posto di fronte alla scelta di annientare o accettare la realtà, sceglie di vivere. Non fugge, non nega, non distrugge ma comprende.
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Nelle ultime scene, la mano che Shinji tende verso Rei (azione reiterata, successivamente, anche con Asuka nel mondo che lui stesso, accettando il dolore, ha ‘generato’) non è un gesto salvifico, ma un simbolo di riconciliazione. È la mano di chi ha attraversato il dolore e, finalmente, accetta la possibilità di essere umano. Non ci sono fuochi, né esplosioni, tantomeno grida: solo silenzio, luce e una calma struggente. È un finale che invita a respirare. Un finale che non ‘chiude’ ma apre verso la vita, verso l’altro, verso l’inizio dopo la fine.
Perché leggere il manga di Evangelion oggi (un’opera che ha ancora molto da dire)

Il 4 ottobre 2025 l’anime di Neon Genesis Evangelion ha spento le sue prime trenta candeline, un traguardo importante per un capolavoro che ha cambiato il linguaggio dell’animazione e della narrazione visiva.
Rileggere oggi il manga di Sadamoto è come riscoprire una verità che avevamo dimenticato: il dolore può diventare conoscenza e la solitudine comprensione. Nell’opera cartacea, la dimensione simbolica lascia spazio alla realtà emotiva. È un testo che parla al nostro presente, a una generazione stanca di rumore, che cerca significato in mezzo al disincanto.
Sadamoto ci ricorda che non serve distruggere il mondo per rinascere: basta guardarlo di nuovo, con occhi che non fuggono. Pertanto, la lettura del manga chiude un cerchio iniziato trent’anni fa: è tornare là dove tutto è cominciato ma con la consapevolezza che – nonostante la paura, nonostante la fine – continuiamo a scegliere la vita.
Per un’analisi approfondita di tutti gli aspetti filosofici, psicologici e simbolici di Neon Genesis Evangelion, ti invitiamo a leggere Evangelion: l’inizio e la fine – Interpretazione dell’opera di Hideaki Anno di Francesco Grano, disponibile nella collana Anime Revolution di Weird Book.

Divoratore accanito di film, serie TV, libri e manga, ama gli anime (su tutti, Neon Genesis Evangelion) e i videogame, senza dimenticare la sua passione per la montagna. Autore di diversi saggi monografici, è un consulente editoriale con esperienza decennale, fotografo freelance e redattore per differenti siti web.
