Hideaki Anno compie 65 anni: il genio che ha rivoluzionato l’animazione giapponese

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Hideaki Anno compie 65 anni: il genio che ha rivoluzionato l'animazione giapponese

Il 22 maggio 2025, Hideaki Anno, uno dei più influenti registi e creatori dell’animazione giapponese, celebra il suo 65º compleanno. Con una carriera che abbraccia oltre quattro decenni, Anno ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’animazione e del cinema, ridefinendo i confini del genere e ispirando generazioni di artisti.

Dagli esordi a Punta al Top! GunBuster

Punta al Top! GunBuster

La carriera di Hideaki Anno inizia negli anni ’80 con la co-fondazione dello studio Gainax. Il suo debutto alla regia avviene con Punta al Top! – GunBuster (1988), una serie OAV di sei episodi che mescola elementi mecha e space opera e che può essere considerata, per certi versi, come l’antesignana spirituale di Neon Genesis Evangelion. La trama segue Noriko Takaya, una giovane pilota che affronta sfide personali e cosmiche, esplorando temi come la dilatazione temporale e il sacrificio.

Pur inserita nel filone classico della fantascienza giapponese, GunBuster si distingue per la maturità della regia, l’intensità emotiva dei suoi personaggi e l’uso innovativo del bianco e nero nell’episodio finale, anticipando scelte visive che Anno adotterà anche in Evangelion.

GunBuster è noto anche per aver introdotto il Gainax bounce, una tecnica di animazione che ha influenzato numerosi anime successivi e segnato lo stile visivo dello studio. GunBuster rappresenta un primo, importante passo nella costruzione di una poetica che unisce epica e introspezione, spettacolo e vulnerabilità.

Il successo di Nadia – Il mistero della pietra azzurra

Nadia - Il mistero della pietra azzurra

Nel 1990, Anno dirige The Secret of Blue Water, arrivato in Italia con il titolo di Nadia – Il mistero della pietra azzurra, una serie televisiva ispirata a un concept di Hayao Miyazaki e al romanzoVentimila leghe sotto i mari di Jules Verne che contiene, in germe, quelle che saranno parte delle tematiche e ispirazioni di Evangelion. Ambientata nel 1889, la storia segue Nadia e Jean in un’avventura che li porta a bordo del sottomarino Nautilus del capitano Nemo.

Tra misteri, tecnologie avanzate e nemici spietati, Nadia – Il mistero della pietra azzurra fonde l’avventura steampunk con riflessioni sulla guerra, l’etica scientifica e la natura umana. La serie è stata un successo immediato, vincendo l’Anime Grand Prix e imponendo a Gainax di estendere la produzione a 39 episodi.

Il suo stile visivo e narrativo anticipa molti degli elementi cardine di Neon Genesis Evangelion, come l’interiorità dei personaggi, i conflitti morali e le tensioni tra uomo e tecnologia. Tuttavia, le difficoltà produttive e i ritmi serrati portarono Anno a un esaurimento nervoso, esperienza che influenzerà profondamente le sue opere future.

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Il fenomeno Neon Genesis Evangelion

Neon Genesis Evangelion

Nel 1995, Hideaki Anno crea Neon Genesis Evangelion, una serie nata da un profondo stato di depressione vissuto da Anno e che rivoluziona radicalmente l’animazione giapponese, portandola su un nuovo piano estetico e filosofico. Ambientata in un mondo post-apocalittico, la trama segue Shinji Ikari e altri adolescenti reclutati per pilotare i mecha Evangelion e combattere misteriose entità chiamate Angeli. Dietro l’azione e il mistero, però, si cela un’indagine profonda sull’identità, sulla solitudine, sul rapporto con i genitori e sull’angoscia dell’esistenza. La narrazione rompe progressivamente la struttura convenzionale del genere mecha, aprendo squarci sempre più ampi nel subconscio dei protagonisti.

Evangelion non è solo una serie animata, ma un evento culturale che ha segnato un’intera generazione di spettatori. La sua estetica frammentaria, il simbolismo religioso (spesso più evocativo che dogmatico), l’uso del silenzio e della staticità come linguaggio emotivo e il rifiuto di fornire risposte semplici hanno ispirato centinaia di opere successive. La serie ha anche introdotto l’otaku culture a un pubblico occidentale, diventando un fenomeno globale. Il successo generò un franchise vastissimo, tra cui film, manga, videogiochi e merchandising, ma anche polemiche, dibattiti e infiniti tentativi di decodifica.

Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth – La frattura e l’attesa

Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth

A un anno dalla conclusione della serie televisiva, Anno dirige Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth, un film bifronte che ha il compito di traghettare il pubblico verso il finale cinematografico. La prima metà del film, Death, è un montaggio riepilogativo degli eventi principali della serie, rieditato con nuove animazioni e una colonna sonora sinfonica. Non è solo un riassunto, ma un’opera a sé, strutturata come un concerto psicologico in quattro movimenti. La seconda metà, Rebirth, presenta invece una prima versione dell’inizio di The End of Evangelion, lasciando lo spettatore con una tensione sospesa.

Il film rappresenta uno spartiacque tra la serie televisiva e la sua conclusione cinematografica. Sebbene inizialmente accolto in modo controverso per la sua struttura ibrida, è oggi considerato un tassello importante nella costruzione del mito di Evangelion, non solo per il modo in cui reinterpreta il materiale originale, ma anche per come prepara il terreno, emotivamente e visivamente, all’apocalisse definitiva raccontata poco dopo.

The End of Evangelion: la fine, il trauma, la rinascita

The End of Evangelion

Sempre nel 1997, con The End of Evangelion Anno chiude la serie originale di Neon Genesis Evangelion con un film tanto epocale quanto controverso. Pensato come una conclusione alternativa (e complementare) agli ultimi due episodi della serie televisiva, il lungometraggio è un’esplosione di simbolismo, violenza visiva e densità tematica, capace di scioccare e commuovere allo stesso tempo.

Diviso in due atti principali – Episode 25′: Air e Episode 26′: I need you – il film racconta la fine dell’umanità così come la conosciamo, attraverso l’attivazione del Progetto per il perfezionamento dell’uomo. Ma, più che una narrazione lineare, The End of Evangelion è un viaggio allucinato nei recessi dell’inconscio, una riflessione sull’identità, sull’alienazione e sulla possibilità (o meno) di uscire dalla solitudine.

La figura di Shinji Ikari, sempre più isolato e impotente, diventa il centro gravitazionale di un’esplosione emotiva e simbolica che culmina con una scelta: restare in un mondo dove il dolore è reale, ma anche le connessioni umane, o rifugiarsi in una fusione collettiva priva di confini individuali. La scena finale, disturbante e poetica allo stesso tempo, ha diviso il pubblico ma ha segnato definitivamente la storia dell’animazione.

Con The End of Evangelion, Hideaki Anno non solo chiude un’epoca, ma la mette in discussione, firmando uno dei manifesti più radicali e personali del cinema giapponese contemporaneo.

Love & Pop: alienazione e adolescenza nel reale

Love & Pop

Nel 1998, Hideaki Anno firma il suo primo film live action con Love & Pop, adattamento del romanzo Topaz II di Ryū Murakami. Il film racconta una giornata nella vita di Hiromi, una liceale coinvolta in pratiche di enjo kōsai (compensated dating), tra piccole trasgressioni, desideri confusi e ricerca d’identità. La pellicola, girata quasi interamente con videocamere digitali e angolazioni sperimentali, rompe con lo stile tradizionale del cinema giapponese e immerge lo spettatore in un flusso audiovisivo quasi onirico e disorientante.

Love & Pop è un’opera cruda, frammentata e sperimentale, che conserva l’interesse di Anno per l’interiorità femminile e le crisi adolescenziali, ma lo declina in un contesto urbano, concreto e disturbante. L’opera si distingue per la capacità di far percepire fisicamente il disagio della protagonista, oscillando tra lo sguardo documentaristico e l’introspezione simbolica. Una riflessione sul corpo, sul desiderio e sull’alienazione giovanile, portata avanti con uno stile che richiama il linguaggio dei videoclip e delle installazioni videoartistiche.

Le situazioni di Lui & Lei: l’amore ai tempi dell’insicurezza

Le situazioni di Lui & Lei

Nel 1998, è la volta della regia di Le situazioni di Lui & Lei, adattamento dell’omonimo manga di Masami Tsuda. La serie rappresenta una parentesi curiosa e affascinante nella carriera del regista, che applica alla commedia romantica il suo inconfondibile stile visivo e introspettivo, oltre a una buona dose di citazionismo e autocitazionismo.

L’opera segue le vicende di Yukino Miyazawa e Soichiro Arima, due studenti modello che scoprono gradualmente le proprie fragilità dietro la maschera della perfezione. Pur trattandosi di una serie sentimentale, Le situazioni di Lui & Lei affronta con profondità i temi dell’identità, dell’autenticità e del bisogno di essere amati per ciò che si è realmente. Anno utilizza una regia sperimentale, con tagli rapidi, inserti stilizzati e rottura della quarta parete, per esplorare le dinamiche psicologiche dei personaggi.

Tuttavia, divergenze creative tra Anno e la casa di produzione portano a un’interruzione anticipata della sua direzione, lasciando incompiuto il suo progetto di trasporre fedelmente l’intero manga. Nonostante ciò, Le situazioni di Lui & Lei resta una testimonianza significativa della versatilità di Anno e della sua capacità di trasformare anche un racconto scolastico in un’indagine sull’animo umano.

Shiki-Jitsu: il giorno dell’illusione

Shiki-Jitsu

Nel 2000, Anno dirige Shiki-Jitsu (The Ritual Day), il suo secondo film in live action, prodotto sotto l’etichetta Studio Khara e realizzato con il supporto dello Studio Ghibli, segnando una collaborazione inedita. Il film racconta l’incontro tra un regista in crisi creativa e una donna affetta da disturbi mentali, che vive in una routine quotidiana sospesa e ritualizzata. A metà strada tra melodramma, fiaba urbana e studio psicologico, Shiki-Jitsu è una riflessione profonda sull’immaginazione, la follia e l’isolamento.

Visivamente elegante, con una fotografia curatissima e una regia misurata, Shiki-Jitsu rappresenta uno dei lavori più intimi e autobiografici di Anno. L’opera è un’esplorazione poetica della necessità di comunicare e della paura dell’altro, ma anche della funzione salvifica della creazione artistica. È considerato, ancora oggi, uno dei suoi lavori più maturi e sofisticati nel campo del cinema dal vivo.

Kūsō no kikaitachi no naka no hakai no hatsumei: distruzione e invenzione nell’universo Gainax

Traducibile come L’invenzione della distruzione tra le macchine immaginarie, questo cortometraggio sperimentale del 2002 è parte di un progetto antologico diretto da vari autori, e rappresenta una delle incursioni più radicali di Anno nell’animazione simbolica. Il cortometraggio è visivamente astratto, denso di immagini surreali e privato di una vera e propria trama, ma animato da una tensione visiva che riflette sull’ossessione tecnologica, sul caos della modernità e sul potere distruttivo della creatività.

Questa breve ma intensa opera sperimentale incarna l’aspetto più ermetico e teorico del lavoro di Anno, evidenziando come anche nei formati brevi egli riesca a inserire riflessioni di portata filosofica e sociale, senza mai rinunciare all’impatto estetico e alla sfida intellettuale verso lo spettatore.

Cutie Honey (live action): supereroina, kitsch e cuore pop

Cutie Honey

Nel 2004, Hideaki Anno dirige Cutie Honey, film live action ispirato all’omonimo manga di Go Nagai, già oggetto di numerosi adattamenti animati. Il film segue le avventure di Honey Kisaragi, androide dai poteri trasformisti che combatte il male con ironia, sensualità e determinazione. Anno ne fa un’opera volutamente sopra le righe, che mescola tokusatsu, commedia, azione e romanticismo, puntando tutto sull’estetica pop, sui colori sgargianti e su un tono autoironico dichiarato fin dalle prime scene.

Pur trattandosi di un prodotto di intrattenimento leggero, il film riflette in modo sottile sul potere dell’identità femminile e sulla forza emotiva dei legami affettivi. Lo stile registico, frenetico e teatrale, richiama tanto i sentai giapponesi quanto il videoclip musicale, mantenendo un equilibrio curioso tra parodia e omaggio sincero. Cutie Honey rappresenta un momento di svolta nella carriera di Anno: un esperimento live action che rivela la sua voglia di giocare con i generi, mantenendo però intatto quel cuore malinconico che caratterizza gran parte della sua poetica.

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Re: Cutie Honey – Pop, supereroine e parodia

Re: Cutie Honey

Nel 2004 dirige Re: Cutie Honey, una miniserie OAV di tre episodi (in parte legata anche al film live action da lui supervisionato), reinterpretazione ironica e sopra le righe del celebre manga di Go Nagai. L’opera racconta le avventure di Cutie Honey, eroina dai poteri cibernetici capace di trasformarsi per combattere il male, in una narrazione che unisce azione, commedia e fanservice dichiarato.

Con Re: Cutie Honey, Anno abbandona momentaneamente i toni cupi e drammatici per abbracciare una regia colorata, frenetica e giocosa. Il ritmo è scatenato, la regia eccentrica, i personaggi sopra le righe, ma non mancano riflessioni sul corpo, sull’identità e sul ruolo della donna nell’immaginario mediatico. L’operazione si configura come un omaggio divertito alla cultura pop giapponese, ma anche come una riflessione leggera ma consapevole sul rapporto tra consumismo, eroismo e immaginazione.

La tetralogia Rebuild of Evangelion

Rebuild of Evangelion

Dal 2007 al 2021, Anno lavora alla tetralogia cinematografica Rebuild of Evangelion, una reinterpretazione e conclusione della serie originale. Il capitolo finale, Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, conclude la saga con una nuova prospettiva, mostrando la maturazione di Shinji e offrendo una chiusura definitiva alla storia. La tetralogia è stata un successo commerciale e critico, consolidando ulteriormente l’eredità di Anno nel mondo dell’animazione. L’ambizioso progetto nasce con l’intento di rendere l’universo di Evangelion più accessibile a un nuovo pubblico, ma si evolve presto in una vera e propria rifondazione narrativa e concettuale dell’opera originaria.

Se i primi due film ricalcano, pur con variazioni significative, la trama della serie TV, già dal finale del secondo, il terzo e il quarto capitolo si staccano radicalmente dal materiale originale, proponendo scenari inediti, nuovi personaggi e un tono sempre più apocalittico e introspettivo. Thrice Upon a Time, in particolare, rappresenta la conclusione definitiva della saga: un film tanto spettacolare quanto intimista, dove Anno affronta e risolve — anche sul piano personale — le tensioni emotive, le paure e i dilemmi lasciati aperti per anni.

La tetralogia ha riscosso enorme successo commerciale e critico, diventando uno degli eventi cinematografici più rilevanti dell’animazione giapponese contemporanea. Più che un semplice remake, la Rebuild è una rielaborazione matura e consapevole di Evangelion, che offre una nuova chiave di lettura, meno disperata e più speranzosa, in cui Anno sembra finalmente voler liberare i suoi personaggi — e se stesso — dal ciclo infinito del dolore e della rinuncia.

Lo Shin Japan Heroes Universe

Shin Japan Heroes Universe

Negli ultimi anni, Anno ha lanciato lo Shin Japan Heroes Universe, un progetto collaborativo che unisce quattro iconici franchise giapponesi: Shin Godzilla (2016), Shin Evangelion (ossia la tetralogia del 2007-2021), Shin Ultraman (2022, di cui è solo sceneggiatore) e Shin Kamen Rider (2023). Questi film, caratterizzati dalla parola “Shin” nel titolo, rappresentano una rivisitazione moderna di classici del genere tokusatsu e anime, mostrando la capacità di Anno di reinventare e omaggiare le opere che hanno influenzato la sua carriera.

Riconoscimenti e premi

Hideaki Anno

La straordinaria carriera di Anno è stata riconosciuta con numerosi premi e onorificenze. Nel 2016, ha ricevuto il Premio per il sostegno alle arti (Geijutsu Senshō) nella categoria Cinema per Shin Godzilla, un riconoscimento assegnato dal Ministero dell’Educazione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia giapponese. Nel 2022, è stato insignito della Medaglia con nastro viola, conferita a coloro che hanno raggiunto eccellenti risultati in campo artistico e culturale.

Uno sguardo al futuro

Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX

Dopo Shin Kamen Rider, Anno aveva dichiarato di non avere progetti immediati, descrivendo il suo futuro come una “pagina vuota”. Questa pausa rappresenta un momento di riflessione per un artista che ha costantemente spinto i confini della narrazione visiva e tematica. Tuttavia, di recente Anno è tornato in veste di sceneggiatore con Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX, secidesima serie facente parte del franchise di Gundam.

A 65 anni, Hideaki Anno continua a essere una figura centrale nell’industria dell’animazione e del cinema giapponese. La sua capacità di innovare, reinterpretare e influenzare il medium lo rende un vero maestro del suo tempo. Mentre il futuro dei suoi progetti rimane incerto, l’eredità di Anno è già ben consolidata, e il suo impatto continuerà a essere sentito per molti anni a venire.

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