F1 – Il film, la recensione del film sportivo con Brad Pitt

Con F1 – Il film, il regista statunitense Joseph Kosinski celebra con stile, mestiere (e attenzione ai progressi tecnologici) il mondo del motorsport.
Top Gun: Maverick, diretto nel 2023 da Joseph Kosinski, è stato uno strepitoso successo di botteghino, riuscendo a compiere un buon lavoro nel coniugare le esigenze di un’operazione nostalgia all’identità di un sequel capace di aggiornare gli stilemi di un illustre predecessore. Due anni più tardi, il regista statunitense torna a raccontare un’altra epopea ad alto budget (200 milioni di dollari stanziati dal colosso Apple) e muscolare. Questa volta, però, sposta il baricentro narrativo dai jet supersonici allo sfregolio dell’asfalto dei circuiti di Formula Uno, mettendo al centro di tutto un altro divo del calibro di Brad Pitt.
F1 – Il film è la storia di Sonny Hayes (Pitt), pilota aggressivo e carismatico, ritiratosi in seguito a un incidente quasi fatale. Contattato dal vecchio amico Ruben Cervantes (Javier Bardem) per salvare una scuderia in crisi, Hayes accetta di tornare alle corse, in una sfida contro l’età che avanza per riscattare la propria immagine.
Tecnica cinematografica e visione moderna della competizione
Va detto subito che la sceneggiatura firmata Ehren Kruger, già responsabile di Top Gun: Maverick (ma anche di Transformers 3) è poco più che un collaudo di cliché del cinema sportivo. Ci sono il rapporto d’amicizia-rivalità tra l’anziano ex campione e il novellino impulsivo (il funzionale Damson Idris), le tensioni interne alla squadra che rischiano di intaccarne la coesione, la ricerca di un senso nel tornare in pista, la love story con il caparbio ingegnere Kate McKenna (l’ottima Kerry Condon). Eppure al mix di adrenalina e motori si aggiunge una leggera venatura d’ironia che rende dialoghi e interazioni tra personaggi davvero piacevoli.
Burbero al punto giusto, dallo sguardo disilluso ma sempre affascinante, Brad Pitt è perfettamente in parte come veterano fuoriclasse, ma tutto il cast gli tiene testa con gran mestiere. Come già accaduto in Maverick, la tecnologia è protagonista: sia quella sportiva, sia quella relativa alla cassetta degli attrezzi hollywoodiana. Kosinski aggiorna il racconto della competizione, contrapponendo la retorica “macha” alle evoluzioni dell’ingegneria e della strategia nel motorsport.
Le lunghe sequenze di gara, pur non vantando le evoluzioni spericolate dei duelli aerei di Maverick, vibrano e accelerano nel buio della sala cinematografica, mettendo lo spettatore a stretto contatto con l’azione grazie a un montaggio complicato e serratissimo di primi piani, campi lunghi e soggettive. Un solidissimo mestiere, quello di Kosinski e della sua troupe, a cui si integrano perfettamente le musiche elettroniche di Hans Zimmer.

Libraio, consumatore seriale di lungometraggi con una passione famelica per tutto ciò che arriva dall’Estremo Oriente, feticista dei libri editi da Taschen. Ogni tanto scrivo cortometraggi.