
Evangelion non si guarda, si attraversa. Tra serie, film, manga e Rebuild, il capolavoro di Hideaki Anno è un labirinto di simboli, emozioni e apocalissi interiori. Ma niente paura: ecco una piccola guida per scoprire l’ordine perfetto per vivere tutta la saga, capendo come ogni versione si connette alle altre.
Evangelion, un universo crossmediale

Serie TV, film, manga, Rebuild: l’universo creato da Hideaki Anno è un mosaico di traumi e rivelazioni. Ma niente panico: ecco l’ordine perfetto per affrontarlo – e capire come ogni versione si incastra nel disegno complessivo. Evangelion non è solo un anime. È una riflessione sull’identità, la paura e il desiderio di connessione. Il ‘problema’? Non esiste una sola versione ‘vera’. Anno ha riscritto la sua opera più volte, come un loop di autoanalisi e catarsi. Serie TV, film, manga e Rebuild sono mondi paralleli che parlano la stessa lingua: quella dell’anima.
1995-1996: l’inizio di tutto

Qui nasce la leggenda. Un anime di soli 26 episodi che parte come mecha fantascientifico e finisce per diventare un viaggio psicologico dentro l’animo dei suoi protagonisti. Tra combattimenti apocalittici e introspezione esistenziale, Hideaki Anno costruisce una metafora della depressione, dell’alienazione e del bisogno disperato di essere amati. Neon Genesis Evangelion è il punto zero, la prima discesa nel cuore dell’uomo.
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1997: il preludio al caos e la fine del mondo

Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth è un montaggio riepilogativo con scene nuove e inedite, pensato per rinfrescare la memoria e introdurre il pubblico alla conclusione definitiva. è Composto da due parti: la prima, Death, è la ricapitolazione, la morte simbolica della serie TV mentre la seconda, Rebirth, è il prologo di The End of Evangelion, la sua rinascita cinematografica. Da guardare prima del finale per comprendere il passaggio di tono e di linguaggio.
Per un’analisi approfondita di tutti gli aspetti filosofici, psicologici e simbolici di Neon Genesis Evangelion, ti invitiamo a leggere Evangelion: l’inizio e la fine – Interpretazione dell’opera di Hideaki Anno di Francesco Grano, disponibile nella collana Anime Revolution di Weird Book.
1998: la chiusura definitiva del primo ciclo narrativo

Neon Genesis Evangelion: The Feature Film, distribuito nel 1998, è una raccolta cinematografica composta da due segmenti: Evangelion: Death(true)² e The End of Evangelion. Death(true)² rappresenta una versione rielaborata di Death & Rebirth con un montaggio ‘sinfonico’ che ripercorre la serie originale attraverso flashback, sequenze rimontate e inserti musicali che alternano momenti di quiete e tensione. Più che un semplice riassunto, è una reinterpretazione in chiave emotiva e simbolica, dove la narrazione si piega al ritmo della memoria e del trauma.
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The End of Evangelion, invece, è la stessa versione del film stand alone ma con l’aggiunta di nuove animazioni nella parte finale. The Feature Film rappresenta la chiusura definitiva del primo ciclo narrativo di Evangelion: un requiem per l’anime degli anni ’90 e un manifesto della libertà autoriale di Hideaki Anno. Con il suo montaggio frammentato, le metafore visive e la catarsi finale, il film si impone come un’esperienza totale – un addio, una confessione e, al tempo stesso, un nuovo inizio destinato a riaprirsi nel 2007 con l’inizio della Rebuild.
1994-2013: la versione di Sadamoto

Il manga di Neon Genesis Evangelion, scritto e disegnato da Yoshiyuki Sadamoto, ha visto i primi numeri venire pubblicati in parallelo alla serie TV. Diversamente dall’anime, il manga è una riscrittura più lineare, meno criptica ma non per questo meno intensa. I personaggi sono più umani, le relazioni più dirette e il finale assume un tono più intimo e catartico. Il capitolo extra – con la comparsa di Mari Illustrious Makinami – introduce un legame implicito con la Tetralogia della Rebuild, come se l’autore ci dicesse che la storia non finisce qui, ma si ripete.
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2007-2021: il nuovo (e ultimo) inizio

Composta da 1.0 You Are (Not) Alone, 2.0 You Can (Not) Advance, 3.0 You Can (Not) Redo e 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, la Rebuild nasce come ‘remake’ della serie originale, ma presto rivela la sua vera natura: una riscrittura metanarrativa. I primi due film ripercorrono fedelmente, almeno fino a un certo punto, gli eventi del 1995 ma con una regia più dinamica e un linguaggio visivo moderno. Poi, a partire da 3.0, tutto cambia. Il tempo si spezza, la realtà si deforma, i personaggi diventano consapevoli di trovarsi dentro un nuovo ciclo.
Arriva Mari Illustrious Makinami, personaggio inedito e simbolo della rottura: è la chiave del rinnovamento, un ponte verso un futuro in cui Evangelion può finalmente respirare. Nel capitolo finale, Thrice Upon a Time, Hideaki Anno chiude il cerchio con un atto di liberazione per Shinji, per se stesso e per l’intera saga.

Divoratore accanito di film, serie TV, libri e manga, ama gli anime (su tutti, Neon Genesis Evangelion) e i videogame, senza dimenticare la sua passione per la montagna. Autore di diversi saggi monografici, è un consulente editoriale con esperienza decennale, fotografo freelance e redattore per differenti siti web.
