Batman Begins, vent’anni dopo: Nolan e la rinascita di un’icona pop
Il 17 giugno del 2005 arrivava nelle sale cinematografiche italiane Batman Begins di Christopher Nolan, primo capitolo di quella che sarebbe diventata una trilogia. Maturo, cupo e lontano dall’estetica del fumetto, Batman Begins ha fatto del realismo il suo punto forte e, dopo due decenni, rimane ancora un titolo di riferimento nel panorama del cinecomic.
La trama
Segnato in giovane età da due traumi, la caduta in un pozzo pieno di pipistrelli e l’uccisione, a sangue freddo, dei suoi genitori per mano del ladruncolo Joe Chill, una volta adulto Bruce Wayne (Christian Bale) abbandona le proprie ricchezze famigliari per un peregrinaggio nel mondo, affinché possa rinforzarsi nello spirito e nel corpo. Rinchiuso in una prigione asiatica, Bruce viene scarcerato grazie al misterioso Henri Ducard (Liam Neeson), emissario della fantomatica Setta delle ombre di Ra’s al Ghul.
Per Bruce è l’occasione di iniziare un vero e proprio addestramento per plasmare se stesso in un guerriero e – al contempo – superare le proprie paure. Assimilate le tecniche e raggiunta la forza necessaria, Bruce può entrare a far parte della setta poiché essa, così come lui, ha lo scopo di eliminare il male presente nella società. Ma nei piani di Ra’s al Ghul c’è ben altro e, quella che sembra una lega di paladini si dimostra, in realtà, un’organizzazione di assassini. Bruce riesce miracolosamente a fuggire e tornare alla sua città natale, Gotham City, sempre più in mano alla criminalità organizzata.
Spinto dal desiderio di vendetta per la morte dei genitori e da una irrefrenabile sete di giustizia, approfittando di equipaggiamenti e tecnologie sviluppate da Lucius Fox (Morgan Freeman), dirigente della Wayne Enterprises e sapendo di poter contare sul fido maggiordomo Alfred Pennyworth (Michael Caine), sull’alleanza con il sergente di polizia James Gordon (Gary Oldman) e sul supporto morale di Rachel Dawes (Katy Holmes), amica di infanzia e ora assistente del procuratore, Bruce diventa Batman, un oscuro paladino che si erge a difesa dei più deboli, un “crociato” che inizia la propria guerra senza quartiere contro la criminalità e il male.
La ri(scrittura) di un’icona pop
Primo capitolo di una trilogia che ha ri(scritto) un’icona pop, Batman Begins di Christopher Nolan nel 2005 ha segnato il ritorno alle origini dell’uomo pipistrello, del cavaliere oscuro creato alla fine degli anni ’30 da Bob Kane e Bill Finger per la DC Comics, in un periodo in cui il boom dei cinecomic d’autore e non era ancora molto lontano.
Ispirandosi (in parte) alla graphic novel di Frank Miller Batman: Anno uno, Nolan reinventa ex novo la leggenda (e il mito) di Batman: recuperando i toni decisamente dark (ma non quelli gotici) dei precedenti film di Tim Burton ed epurando la figura dell’uomo pipistrello dall’estetica fumettistica e decisamente kitsch dei due pastiche diretti da Joel Schumacher, il Batman del regista inglese presenta un realismo inedito, privo di fantasticherie da fumetto e – cosa molto importante – per la prima volta il personaggio assume una maturità e profondità di carattere rilevanti, cambio di rotta fenomenale e azzeccato tanto per la trilogia quanto per i successivi prodotti legati alla figura dell’uomo pipistrello (come nel caso dell’eccezionale The Batman di Matt Reeves).
Se in parte Burton ha anticipato i tempi gettando le basi del prototipo del giustiziere mascherato e borderline, Nolan attua, partendo proprio dall’operato burtoniano, un lavoro di approfondimento e di scavo psicologico nel tragico passato di Bruce Wayne/Batman. Sì, perché Batman Begins è, in primis, una ricerca psicologica sulle paure e sui complessi che portano Bruce Wayne a indossare una maschera per vegliare sulla sua città e consegnare i criminali alla giustizia.
Tra trattato psicologico e incursioni visive al limite dell’horror
La tremenda caduta nel pozzo e il relativo terrore per i pipistrelli, nere e notturne creature che incutono timore, è una sorta di rimosso freudiano. Rimosso, questo, che si ribalta nel momento in cui, caduta la resistenza, diventa il primo, vero alleato del neogiustiziere. In uno scambio di battute, in un botta e risposta tra Alfred e Bruce si capisce qual è la vera intenzione nonché il compito di Batman: «Perché i pipistrelli, signor Wayne?», «Perché mi fanno paura. Che li temano anche i miei avversari».
È la paura la prima arma di Batman: il pipistrello diventa un simbolo di lotta, un emblema che deve instillare la paura negli avversari affinché inizino a temere il buio, quella fitta oscurità che avvolge il nero costume dell’uomo pipistrello, non un supereroe ma un semplice uomo-eroe che porta, dentro di sé, la “colpa” di non essere riuscito a proteggere e salvare le persone che più amava e che vuole, in qualche modo, rimediare ed espiarla facendo giustizia. E in questo, l’opera di Christopher Nolan osa tantissimo, con momenti che per cura del crescendo di tensione e visivamente sfiorano l’horror.
E di certo in Batman Begins le occasioni non mancano: Bruce/Batman non si fa scrupoli a utilizzare le maniere forti e i metodi spicci attuando un repulisti degli uomini della gang di Carmine Falcone (Tom Wilkinson) il boss che tiene in pugno Gotham City, tantomeno si tira indietro quando è l’intera città a rischiare tutto con il piano di distruzione del dott. Jonathan Crane/Spaventapasseri (Cillian Murphy) e del vero Ra’s al Ghul.
Nel proporre la genesi di uno dei più famosi personaggi dei fumetti e nel riavviare il brand di una figura dell’immaginario collettivo che – purtroppo – aveva perso smalto e attenzione sul finire degli anni ’90, Christopher Nolan ha fatto centro. Merito di una regia manierista e impeccabile, di una sceneggiatura (che porta la firma di David S. Goyer) con una storia adulta (bissata poi nei due sequel ), di un cast di primissimo ordine e della splendida soundtrack di Hans Zimmer e James Newton Howard (il brano Molossus, indimenticabile leitmotiv del film) Batman Begins è una di quelle opere filmiche che difficilmente si dimenticano e alla quale, ancora oggi, viene riconosciuto a mani basse il merito di aver dato il via a una delle più belle trilogie cinematografiche degli anni 2000 che verrà menzionata e – sicuramente – ricordata negli annales per molto tempo.
Divoratore accanito di film, serie TV, libri e manga, ama gli anime (su tutti, Neon Genesis Evangelion) e i videogame, senza dimenticare la sua passione per la montagna. Autore di diversi saggi monografici, è un consulente editoriale con esperienza decennale, fotografo freelance e redattore per differenti siti web.