Buon compleanno, Clint Eastwood! L’attore e regista compie 95 anni

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Buon compleanno, Clint Eastwood! L'attore e regista compie 95 anni

Novantacinque anni e non sentirli. La redazione di Movie ‘Ndie News omaggia Clint Eastwood, una delle grandi leggende del cinema, spiegando quali sono i motivi per cui, ognuno di loro, è legato a uno specifico film da lui diretto o interpretato.

L’Eastwood eroe d’azione (di Riccardo Antoniazzi)

L'uomo nel mirino

L’uomo nel mirino è un grande film analogico di linee e traiettorie, con una messinscena di spazi e location d’ampio respiro, come nella miglior tradizione del western urbano e del road-movie. Clint Eastwood dimostra di aver assimilato perfettamente la lezione di Don Siegel per quanto riguarda il dinamismo delle sequenze di montaggio, che danno sempre spazio al movimento dei corpi e dell’azione stessa.

Nei momenti di calma, si possono scorgere le prime avvisaglie della decostruzione machista che Eastwood avrebbe intrapreso già negli anni successivi: l’attore-regista, più che una replica di Harry Callaghan, impersona un anti-eroe ridicolo che pare cresciuto guardando, per l’appunto, i film di Callaghan; la “spalla” femminile è colei che davvero conduce i giochi, dimostrandosi persino strategicamente più avveduta (il fatto che Eastwood e Sondra Locke fossero una coppia nella vita reale ha beneficiato all’alchimia tra i rispettivi personaggi).

Un’astrattissima orgia di ironia, abbattimento dei cliché e pallottolle, a cui George Miller ha sicuramente guardato per la realizzazione di Mad Max: Fury Road.

L’Eastwood paterno (di Francesco Grano)

Million Dollar Baby

Forse tra i film più intimisti, dopo I ponti di Madison County, diretto e interpretato da un Clint Eastwood dell’età matura, che mette da parte i suoi cinici personaggi del vecchio west e gli anti(eroi) urbani dal grilletto facile.

In questo drammatico racconto di formazione e riscatto, di crescita e di affermazione del proprio sé in un mondo che non guarda ai losers e non scommetterebbe, su di loro, neanche un dollaro, il regista porta in scena un potente e toccante rapporto padre putativo-figlia acquisita, due solitari satelliti che incrociano le proprie orbite in un cosmo in cui, il primo, vive un isolamento lontano dagli echi del passato mentre, la seconda, ai margini di una società nella quale, se non lotti per affermarti, sei solamente un fantasma.

Con maestria e senza patetismi alcuni, Million Dollar Baby colpisce duro come un colpo scorretto sotto la cintola, investendo lo spettatore con un carico di emozioni alle quali è difficile, se non impossibile, rimanere indifferenti, soprattutto alla luce dell’amaro finale, tematicamente sempre attuale, in cui catarsi e peso delle scelte sono capaci di togliere il sonno post visione.

L’Eastwood icona (di Gianpiero Farina)

Il buono, il brutto, il cattivo

Il compianto Sergio Leone, a proposito di Clint Eastwood, diceva che gli piaceva perché «[…] è un attore che ha solo due espressioni: una con il cappello e l’altra senza cappello». Forse è così, o forse no fatto sta che, il sottogenere spaghetti-western di leoniana memoria, ancora oggi rimane fermamente associato al volto di Eastwood, personaggio senza nome che con poncho, cappello e aria truce e sicura di sé, attraversa tutta la Trilogia del dollaro composta da Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo.

Ed è proprio a quest’ultimo atto dell’informale trilogia che sono legati i più piacevoli ricordi, consistenti in quella della prima visione e dei più svariati rewatch mediante i palinsesti televisivi pomeridiani, quasi a farne una tappa obbligatoria e un dovere da adempiere.

Perché, in fondo, diciamo la verità: chi mangia pane e cinema, alla fine della giostra, è composto da un’elevata percentuale di fotogrammi, scene e sequenze che hanno plasmato, a tutti gli effetti, tanto la memoria quanto il proprio immaginario derivante dalla Settima arte.

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